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CURIOSITA' ED ANEDDOTI
- A 12 anni Alessandro è sul punto di morire annegato per rintracciare, in una fonte di acqua di Monteverde, presso Como, delle "pagliuzze d’oro".
- Quando Volta va a trovare i suoi colleghi scienziati, ai quali desidera far vedere i suoi esperimenti, si porta con sé gli strumenti avvolti in un pacco. "Roba da fabbro" dice fra sé lo studioso Georg Christoph Lichtenberg, fisico e pensatore tedesco (1742 - 1799), quando lo vede: ma poi egli stesso deve ammettere che con essi "Volta ottiene tutto".
- Una gentildonna, amica di famiglia ha detto un giorno a Volta, ancora scapolo, scherzando ed un po' sul serio:
"Tra preti, monache e scapoli, voialtri Volta potrete popolare il paradiso, ma quanto alla terra, ne fareste un deserto!"
- Passa un giorno il Fisico per una via di Milano in compagnia di un amico, nel cuore dell’estate : a un certo punto "Sente, professore, questo caldo?" gli osserva il compagno. Ed egli sorridendo: "Che vuole? Semm davanti a casa Scotta!". Infatti rasentavano il palazzo Scotti.
- Altra volta avendo in un crocchio di colleghi canzonato scherzosamente i naturalisti con un indovinello sulla lucciola che mangia serbando luminosa la sua retroparte, il prof Lambertenghi scattava semiserio: "Ah, caro Volta, io non resisto". E prontissimo lui: "Ma che re Sisto! dite papa Sisto".
- Il dì 16 aprile 1794, sulla strada pavese vicino a Milano, Volta fu assalito e derubato dai banditi della borsa e di due orologi. Sembra che durante l’assalto dei banditi dopo avergli chiesto la borsa o la vita, tranquillamente egli discusse sui pericoli che offriva siffatta vita avventurosa, sulle paure dei viaggiatori, poi finì con raccomandare quei pervertiti a mutare sistema di vita.
- Suo figlio Luigi ci racconta che "Un giorno, sbalzato con violenza da un legno, appena rialzatosi da terra, stette alcun tempo tranquillamente pensando come mai potesse essersi impolverato dalla parte opposta a quella della caduta".
- Alessandro Volta, quantunque amico dei medici, fu avverso in genere alle medicine; talchè instillò questo suo modo di pensare, e con buonissimi risultati, nella moglie e nei figli. Un giorno, la moglie Teresa che campò essa pure lungamente, ristabilita da non si sa quale incomodo, all’esimio medico curante che si pavoneggiava dalla guarigione Teresa mostrò sorridendo l’intero esercito degli ampollini, ancora integri e ben tappati, che le aveva prescritto.
- Volta a Parigi nel 1781 – a pochi anni dalla grande rivoluzione - notò che i più eleganti della società erano i vescovi e gli abati, esclamando: “Oh! La morale rigida!”; e narrò d’aver trovato a Colonia una casa di canonichesse, (sic) che tenevano allegre conversazioni serali, con più di dieci tavolini da giuoco!
- Il 6 novembre 1801, Volta e Brugnatelli sono ricevuti da Napoleone I Bonaparte il quale vuole sapere dal Brugnatelli quale cattedra occupa a Pavia; egli risponde che professa la chimica "Ah ! - soggiunge il Primo Console - en Italie on n’est pas si fort en chimie comme on l’est en physique".
- La Marina Francese aveva battezzato una sua cannoniera "VOLTA" che partecipò vittoriosa, unitamente a nove altre unità, alla battaglia del Tonchino dove il 23 agosto 1884, agli ordini dell’ammiraglio Amédée-Anatole-Prosper Courbet, distrusse nel porto di Fou-Tchéou una flotta cinese mandando a picco oltre 20 navi.
- Nella foto: il vascello al centro dell'immagine porta sulla fiancata il nome "VOLTA"
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- Napoleone, ha grandissima stima per Volta. Un giorno del 1803, Napoleone visitando la Bibliothéque Nationale, quando vede in una delle sale un trofeo di corone d’alloro, a emblema di gloria, con scritte nel mezzo le parole "Au grand Voltaire". Egli raschia senz’altro con l’unghia le tre ultime lettere e legge, "Au grand Volta".
- In un’altra occasione, si dice che avendo chiesto ad un suo ministro chi avesse inventato la pila, costui dopo un attimo di esitazione risponde "Voltaire"! Napoleone ironicamente di rimando: "Alors il faut taire Volta" che tradotto significa: "Allora bisogna far tacere Volta".
- Martin van Marum, Scienziato olandese, definisce Alessandro Volta: un vero
< Electricorum Princeps >.
- Nel 1875 si procedette alla esumazione delle ossa di Volta, presso il Cimitero di Camnago, per eseguirne l’esame scientifico.
In quella circostanza, un certo Leonardo Arcellaschi con due amici, asportano una falange di un dito poi divisa in tre parti. Solo nel 1928 restituisce il mal tolto, consegnandolo al signor Francesco Somaini affinché venisse conservato nel Tempio Voltiano dove si trova custodita attualmente.
- Arago Jean-François-Dominique, fisico e astronomo francese (1786 - 1853), così definisce l’invenzione della Pila di Volta:
"Il più meraviglioso strumento che mai sia stato inventato dagli uomini".
- Alcide de Gasperi, per il 150° Anniversario dell’Invenzione della Pila, il 29 maggio 1949, allora Presidente del Consiglio, tiene un compunto discorso commemorativo davanti al Tempio Voltiano; ha un lapsus attribuendo ad Alessandro Manzoni la grande invenzione. Tale lapsus è poi ripetuto durante la trasmissione RAI del "Gazzettino Padano" di mezzogiorno.
- Durante le riprese del documentario, "Itinerari Voltiani" girato nel 1993, l’autore non sapendo dove si trovasse, a Lazzate, la casa che Volta ebbe in eredità dagli zii Stampa, visto un anziano signore, vestito modestamente, uscire da un portone, gli chiesi se sapesse indicargli dove trovare la casa di Volta. Costui lo squadrò attentamente e dopo un attimo di perplessità rispose candidamente di non conoscere questo signore, e dopo breve pausa aggiunse: "Che lavoro fa?" !!
- In suo onore è dato il nome di Voltaite ad un minerale di solfato idrato di ferro bi - e trivalente e di potassio, che si trova in masserelle granulari o in cristalli isolati ottaedrici di colore nerastro o verde scuro e dotati di lucentezza resinosa. Questo minerale è scoperto alla solfatara di Pozzuoli dal sismologo e vulcanologo Arcangelo Scacchi (1810 - 1893), professore di mineralogia all’Università di Napoli. Un altro minerale è la Metavoltite da meta + voltaite.
- Volta introduce in Lombardia la coltivazione delle patate e sembra sia stato anche l’inventore degli gnocchi di patate.
- Il 4 maggio 1996, in Como, papa Giovanni Paolo II, dice sorridendo: "Ecco, si vede che non siete dei fisici" quando nota che la folla, in piazza Cavour accorsa per salutarlo, non risponde con un applauso all’omaggio che egli ha fatto in onore al Sommo Fisico.
- Il nobile D. Claudio Riva, nel 1859, acquista alcuni mobili di Alessandro Volta, fra i quali il tavolo di marmo con gambe dorate, su cui si dice fosse composta la Pila.
- Si racconta che il ministro degli Esteri francese Talleyrand dopo un pranzo, domandasse ai presenti: "In che cosa consiste la diplomazia ?" Prontamente Volta rispose: "È l’arte di parlare quando non s’ha nulla da dire, di tacere quando si ha qualche cosa da dire".
- Quali sono le idee più pericolose?" gli domandò la moglie di un generale di Napoleone. "Quelle che si agitano nelle teste vuote".
- A una dama che gli domandava notizie di un tale che, a Parigi, passava per sapiente di elettricità e si riteneva superiore al Franklin e all’abate Beccaria, Volta rispose : "È un asino che si crede un cavallo".
- A un fastoso uomo politico che gli domandava il parere sull’avvento del Governo francese in Italia, disse bonariamente: "I poveri hanno cambiato padrone".
- Parlando con un insegnante invidioso che si congratulava per tanta fortuna, Volta osservò: "Due sono i modi per raggiungere un’altissima vetta: volare come le aquile o strisciare come i rettili. Talvolta strisciando si arriva anche più in alto".
- Un membro della consulta di Lione protestò una volta perché il Fisico italiano, durante le adunanze, non parlava mai. Con un cortese sorriso, l’illustre Comasco, osservò:"V’ingannate, signore, proprio ieri ho parlato, per pregare l’usciere di chiudere una finestra da cui filava una maledetta corrente d’aria".
- "È una bella virtù quella di dir sempre quello che si pensa" gli disse una dama di Milano quando egli si oppose alla modificazione del calendario proposto dal Rasori. "Certamente, signora, beninteso purché si pensi prima a quello che si dice".
- Nella rivista "The Battery Man / January 2000" si legge che: "Volta’s experiments, along with Galvani, applying electricity to frogs legs and making them jump when touched by an electric wire prompted, Mary Wollstonecraft Shelley to write FRANKENSTEIN IN 1818".
Sembra che gli esperimenti fatti da Galvani e poi da Volta con le rane di fresco uccise e poi opportunamente preparate per lo studio del così detto fluido elettrico animale, abbia ispirato la scrittrice inglese Mary Wollstonecraft Shelley il famoso romanzo Frankenstein scritto nel 1818.
- Un’idea, di Volta, assai curiosa è questa: dopo aver ottenuto lo sparo della sua pistola con la semplice elettricità che si manifesta nell’atmosfera durante i temporali, pensa di installare la sua pistola su di una lunga pertica o su di un aquilone in modo da avvisare con lo sparo dell’arrivo di un temporale.
- Sembra che Antonio Besana custode del Tempio Voltiano dal 1928 sino al suo decesso avvenuto nel 1965, che abitava con la consorte nel Tempio stesso, abbia detto che un giorno, mentre lui era indaffarato, forse all’esterno dell’edificio stesso, venne raggiunto dalla moglie, tutta agitata, che gli disse: "Toni, va sübit a vedé perché le vegnü dént un strepenùn, al ma faa stremì e mì gu pagüra! – Ma stà tranquila. Quel strepenùn che te diset le ul Einstein, un grant scénziaa che specium chichinscì! " Era l’anno 1933. Besana sembra abbia detto, inoltre, che mentre Einstein contemplava le umili ma importantissime Pile voltiane, gli si inumidirono gli occhi pronunciando la celebre frase "Die Grundlage aller modernen Erfindungen".
- Con la mirabile invenzione dell’Elettroforo, Louis Sebastien Jacquet de Malzet a Vienna aveva confessato di non capirci nulla: "Quant à l’explication des phénomènes de l’Electrophore, il ne paroît pas jusqu’ici qu’on en ait encore donné une raison suffisante par les principes d’aucun des sistèmes électriques connus; d’où je conclus que la science de l’electricité renferme encore quelque principe que nous ignorons".
- Nel 1777, Paolo Gamba, maestro di Umanità, sostenendo un alunno espulso dal Reggente Volta, si arroga indipendenza dagli ordini altercando; il ministro plenipotenziario Carlo Giuseppe Conte di Firmian, informato, dà ordine al Gamba di fare le scuse, e invita Volta a riceverle, con preveniente gentilezza.
- Il medaglione del bar Volta: questo splendido medaglione in bronzo incastonato in una bella fusione allegorica (50 x 70 cm) fregiava il bancone del Bar Volta, nel 1899 sino al 1934 poi non più ricollocato. Questo bar era situato in piazza Cavour, dove attualmente si trova il Bar Pasticceria Monti, assumendo, a partire da quest’ultima data il nome di Bar Plinio sino al 1962. Era parte della Società Esercizi Monti, proprietà dei fratelli Colombo, la cui pasticceria si trovava dove attualmente è la Banca Nazionale. Nel 1963 questo bar pasticceria si trasferisce nell’attuale sede. L’unico curioso oggetto del vecchio bar Volta rimasto e che si può ancora ammirare, è un ben conservato gruppo di tre cariatidi che sorreggono una fioriera, che faceva parte del distributore della birra a pressione di quei tempi andati.
Si spera di poter in futuro ammirare il suddetto medaglione nuovamente ricollocato (Nella foto: il medaglione del bar Volta di fine secolo XIX)
- Quando divenne un personaggio celebre, Volta rivolgeva poca attenzione sia al cibo che agli abiti, ma fu fortunato nell’aver avuto un servo veramente leale ed a lui molto devoto, di nome Polonio, il quale si preoccupava, senza suscitare in lui dei risentimenti, affinché cambiasse gli abiti logori. Uno dei modi con il quale otteneva successo era intavolare, con il suo amato padrone, delle discussioni scientifiche con abili domande e nel frattempo provvedeva a sostituire il vecchio vestito con uno nuovo.
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